Ricevente si svegliava ogni mattina pensando alla stessa cosa, anzi in realtà non pensava mai a niente se non alle mansioni quotidiane; lavarsi, vestirsi, mangiare ed andare al lavoro. Durante i giorni che lo separavano dall'intervento accadde qualcosa di insolito per uno come lui. Quell'uomo che viveva in modo così ordinato e schematico cominciò a farsi delle domande sulla sua nuova vita, su come si sarebbe sentito una volta sveglio e su come avrebbe affrontato quella che veniva comunemente chiamata depressione. Ricevente non sapeva nulla a riguardo, aveva solo visto dei vecchi film in cui i personaggi si lamentavano di un male interiore, inspiegabile per il nostro soggetto, che trasformava la loro vita in un quadro bianco. Si ricordò del caso di Maximilian Mounts chiedendosi se quel bizzarro predicatore da talk show domenicale non avesse detto il vero: i sentimenti sono un male per l'uomo?
Una mattina di uno dei suoi tanti nuovi giorni liberi Ricevente decise di fare visita al suo generoso donatore, l'anziano di cui parlammo brevemente prima, per dissipare i suoi dubbi riguardanti la reale utilità dei sentimenti, "Una persona che decide di condividere qualcosa significa che la ritiene necessaria..". Il vialetto della zona residenziale era sgombro di auto; eravamo prossimi ad un ponte di quattro giorni e molti cittadini avevano deciso di trascorrere le vacanze fuori città lasciando le strade libere di respirare. Ricevente si incamminò verso quella che sembrava una via senza fine gettando uno sguardo ai numeri civici ed uno al foglio ricavato dalla ricevuta della HeartShare; facendo il facchino sapeva come comportarsi davanti ad una porta chiusa: individuò il numero 63, scrutò il campanello e piggiò il dito proprio sotto il l'etichetta "J.S. Spektor". Passarono pochi secondi e la porta si aprì lentamente quasi come se una volta aperta fosse stata lasciata priva di controllo; ne uscì da dietro una figura esile che si sorreggeva su un bastone nodoso, sul petto mostrava orgogliosa delle medaglie segno di svariate azioni militari. Dopo un dubbioso silenzio parlò con voce calma: "Ah, tu devi essere il fortunato..". Si allontanò dalla porta lasciandola semi aperta, un segno che ricevente interpretò come un invito ad entrare. La casa di quello che con tutta probabilità era J.S. Spektor urlava a pieni polmoni la storia di un uomo solo e circondato di voci recanti storie di un passato che lo vedevano diverso. Spektor si era accomodato su una poltrona che sicuramente ne accoglieva il peso per gran parte della giornata data la sua ubicazione perfetta tra la scrivania ed un tavolo che non avrebbe mai superato un esame igienico.
"Accomodati. Immagino che tu ti stia chiedendo il motivo di tutta questa solitudine.."
"Onestamente signore.." interruppe Ricevente
"Onestamente ti aspettavi un uomo soddisfatto della propria vita che, arrivato al culmine di quest' ultima, abbia deciso di condividerla con qualcuno?" sbottò il vecchio.
"Onestamente mi aspettavo una tazza di the, ma viste le condizioni del suo tavolo preferisco rinunciarvi."
"Sai ho letto qualcosa su voi 'vuoti', è magnifico come un essere umano possa passare un'intera esistenza senza assaporare il dolore di una vita disastrosa. C'è un motivo se ho deciso di condividere questi vecchi stracci con te, voglio liberarmene; voglio disfarmi di chi ha distrutto la mia vita, di chi ha ucciso questa casa rendendola grigia e disabitata, di chi mi ha reso un patetico vecchio incapace di offrire un the. Capirai ben presto mio caro che la vita non è magnifica come detto dalla brochure; è fatta di affetti, spille che si attaccano sul tuo vestito migliore ma che una volta tolte lasciano un buco. Mia moglie se n'è andata lasciando un buco e l'odio che mia figlia prova per me ha scavato una voragine che nessuna toppa potrà mai attappare. Riuscirai a farcela giovanotto?"
Nessun commento:
Posta un commento